Into the Wild

 

Anno nuovo, nuova recensione! 

L’immagine è inconfondibile, come altrettanto uniche sono le emozioni che questo film ci porta a sperimentare ogni volta che lo guardiamo. Questo vale sicuramente per chi sta scrivendo questo breve commento, sia per l'amica e futura collega Chiara Morandi , che ci ha gentilmente suggerito questo spunto di riflessione. Probabilmente non basterebbero 100 esegesi per sviscerare tutti i significati contenuti nella pellicola; noi qui ci limiteremo ai tradizionali 5 punti: buona lettura!

Come nel 2017, la regola non cambia…

 

SPOILER ALERT!!!

Si consiglia di vedere il film PRIMA di intraprendere la lettura di questo articolo! In caso contrario, l'Ambito Psicologo, declina ogni responsabilità rispetto alla possibilità di beccarsi intere scene o dialoghi riportati pari pari dalla pellicola in questione. Si ricorda inoltre che riferimenti a cose, persone e fatti realmente accaduti è da ascriversi alla casualità (oltre che all'allineamento dei pianeti e all'incrocio tra gli archetipi junghiani e le profezie autoadempienti!).

 

1) ASPETTATIVA DA PARTE DEI GENITORI: ebbene si, partirei proprio da questo punto che mi pare essere una delle cause che spingono il giovane Chris ad intraprendere un viaggio “lontano da casa”. Sono i genitori infatti a caricare il giovanotto di responsabilità verso sé stesso e verso una famiglia che, almeno ad un primo sguardo, pare aver realizzato il sogno americano: una bella casa, due figli perfetti, un lavoro invidiabile ed un equilibrio marmoreo. È dissacrante per i due figli della coppia scoprire che, sotto questa patina melensa, si nasconde lo spettro di un padre che li rende illegittimi ed una madre tendenzialmente sottomessa. Il quadretto familiare dunque si rompe quando il figlio maschio decide di rifiutare le convenzioni che lo vedono già in giacca e cravatta partendo per un viaggio che lo porterà fino in Alaska, lontano dal padre e dalla madre (ma anche dalla sorella), in una sorta di pellegrinaggio dentro e fuori da sé stesso.

 

2) ASCETISMO DALLA SOCIETÀ: è difficile per noi oggi immaginare di non avere uno smartphone, essere disconnessi da facebook (dove state leggendo questo!), rinunciare ai nostri “contatti di whatsapp”. Persino per un cinquantenne, oggi, è quasi indispensabile ricevere e poter dare il Buongiornissimo, kaffé!!1! ai propri amici. La scelta di Alexander Supertramp di abbandonare le proprie certezze, dirigendosi ostinatamente verso una meta più che mai lontana dal contatto con le persone ci risulta alienante e piena di pericoli. Più che sul rischio legato alle minacce della natura, vorremmo soffermarci in questo punto sulle difficoltà sociali che conseguono alla scelta di vivere da eremita. Sebbene la scelta letale per l’avventuroso protagonista sia quella di ingerire delle piante che in linea generale non conosce, è proprio il suo spirito indomito a spingerlo fino al bus in mezzo alla neve, lontano da quella società, da quella gente, da quei genitori, che sono tanto cattivi, con lui e tra di loro.

 

3) SIGNIFICATO DELLA SOLITUDINE: in diverse occasioni, il protagonista si ritrova da solo. Sono questi momenti di compagnia che danno l’opportunità a lui, come a noi, di riflettere sulle proprie azioni e sul vissuto che ci circonda. Questo è senza dubbio l’aspetto positivo dei periodi in cui ci si ritira dalla vita comunitaria. È essenziale (nel senso più Osho del termine), darsi la possibilità di pensare, avere un tempo e un luogo per sé stessi. Ammirare la natura, ammirare il fuori per ristrutturare il dentro. Tutto questo, però, è molto diverso dall’essere obbligati a non avere rapporti con altre persone, all’impossibilità di accettare aiuto o affetto. Nella scena della “caritas” o nel legame con gli hippy o con la ragazza con la chitarra, sembra che il protagonista non possa permettersi di lasciare che qualcun altro, oltre a sé stesso, possa prendersi cura della sua persona. Nelle ultime scene del film, infatti, pare rendersi conto di questo suo limite e sul quadernino degli appunti che raccoglie le sue riflessioni riporta la frase: “la felicità è reale solo quando condivisa”.

 

4) PER-DONARE: Oh mio dio, l’ho fatto di nuovo… Ok, chiedo scusa per il gioco di parole ma per donare bisogna perdonare a volte. Mi spiego meglio: le relazioni, di amicizia, con i genitori, tra genitori, insomma, TUTTE le relazioni si basano sullo scambio vicendevole. Proprio per questo motivo, a volte, è possibile percepire la mancanza di reciprocità, il mancato contraccambio di un gesto o di un sentimento. Questo può apparire come un’ingiustizia, come una mancanza nei nostri confronti. Signore e signori, ecco la nascita dei conflitti! (direi che spiegarlo in quattro parole è efficace quanto superficiale! XD) A questo punto ci sono diverse possibilità: uno) Mandare deliberatamente al diavolo l’altro e continuare la propria vita sollazzandosi, due) Cominciare a pensare che tutto ciò che non è gradito nella propria vita sia causato (più o meno indirettamente) dall’altro, radice e fulcro di tutto il male! Tre) provare a riconciliarsi con l’altro aprendo una nuova strada al legame, ascoltando le ragioni altrui ed affermando le proprie… Ci sarebbero altre mille soluzioni (una per ogni caso), Christopher ha trovato la sua.

 

5) DIO E LA RELIGIONE: Nel suo ultimo incontro, Alex ha l’opportunità di fare conoscenza con un anziano signore che, come altri prima di lui, si affeziona al ragazzo, tanto da pensare di adottarlo. In questo caso, il film riprende tutti i temi che aveva trattato a mio parere: la famiglia, la solitudine, le passioni, il lavoro, la felicità e il senso della vita. Entrando in relazione con Mr. Franks, il giovanotto si avvicina ad una realtà molto differente dalla sua; è in questo frangente che il vecchio (senza offesa nè) fa riflettere Chris sulla differenza tra dio e la chiesa. La divinità per l’anziano è luce, speranza, calore e amore. Dall’altra parte, pare comprendere l’avversità del ragazzo verso la chiesa e le altre istituzioni. Il discorso dell’ex militare fa riferimento alla religione ma (scusate lo psicanalismo) sembra alludere anche alla famiglia di ognuno di noi. Tutto questo accade in risposta alla riflessione di Alex sulla bellezza delle esperienze, contrapposta alle persone che ci circondano… A voi ulteriori riflessioni…

 

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