Swiss Army Man

E ci risiamo, eccoci qui alla terza recensione cinematografica di APsi!!!

Questa volta, c'è qualcosa di personale in questa recensione, infatti, c'è una dedica che devo fare. Il film che mi accingo a esaminare mi è stato consigliato da un mio grandissimo amico nella prima rubrica di questa serie. Per questo voglio ringraziare Daniele Rossi e dedicargli l'ultimo episodio in agenda per il 2017: signore e signore, benvenuti alla recensione di “Swiss Army Man”.

Come nelle precedenti vi avviso…

 

SPOILER ALERT!!!

 

Si consiglia di vedere il film PRIMA di intraprendere la lettura di questo articolo! In caso contrario, l'Ambito Psicologo, declina ogni responsabilità rispetto alla possibilità di beccarsi intere scene o dialoghi riportati pari pari dalla pellicola in questione. Si ricorda inoltre che riferimenti a cose, persone e fatti realmente accaduti è da ascriversi alla casualità (oltre che all'allineamento dei pianeti e all'incrocio tra gli archetipi junghiani e le profezie autoadempienti!).

 

1) SCORREGGE: Si, avete letto bene, il perno centrale su cui vortica tempestosamente l'intero film sono le flatulenze. Il primo uso che i registi ne fanno è quello dissacrante per togliere solennità al suicidio di Hank... E ci riescono mica male. Mettici poi che a emettere aria sia Harry Potter (in arte Daniel Radcliffe) e il gioco è fatto! Sempre nella scena iniziale, i peti vengono utilizzati per simboleggiare la libertà, o meglio la liberazione; il naufrago disperato, dopo aver scoperto che il corpo appena ritrovaro produce una quantità molto abbondante di aria, utilizza questa particolarità per cavalcare il giovane Manny (questo è il nome del fu maghetto scorreggione) surfando sulle acque. Ed è proprio qui che mi è sorta la prima domanda: come mai, avendo a disposizione questo poderoso mezzo di trasporto, il protagonista non si libra nell'oceano alla volta di nuove terre? [utilizzate pure lo spazio sottostante per dire la vostra] In fine, l'ultimo utilizzo che questo film fa del meteorismo, è di natura più relazionale: nella relazione tra Manny e Hank, le puzzette sono il segno che quando si è insieme, ci si può permettere qualsiasi cosa, si è liberi anche di fare le ariette e riderci sopra. Questo è il finale del film, quindi se non l'avete visto, eh... Too late!

 

2) DISGUSTO: Non tanto per i rumori o per le puzze che si immaginano durante la visione della pellicola. In generale, è possibile percepire un senso di disagio e inadeguatezza, durante tutta l'ora e mezza di visione (che comunque sembra durare molto di più). Vi dirò la verità, ad un certo punto non ci si fa più neanche caso alle stranezze che si concentrano in questo delirante lungometraggio, ma la sensazione che qualcosa vi stia sfuggendo, che c'è altro da capire oltre a ciò che vedete... L'avete provata anche voi?!? Sarà per il senso di smarrimento che mi trasmette, l'andatura lenta e pesante nei boschi, i continui rimandi che il protagonista fa allo spettatore ma... Io ho passato buona parte della visione (visione in tutti i sensi), a cercare di collocare gli eventi nello spazio-tempo e persino tra realtà e fantasia! Il cambio di veocità tra le varie scene, poi, contribuisce a creare un senso di sballottamento, tipico delle montagne russe. Anche la storia della mamma morta e della masturbazione contribuisce a creare confusione e frullare un edipo, già di per sé complesso. La stranezza delle regole sociali (e della loro assenza), bere l'acqua che qualcun altro vomita, respirare l'aria che qualcun altro “contamina”, usare il pene-bussola di un cadavere per ritrovare la via di casa... Tutto molto strano e disgustoso!

 

3) LEGGE DEI RENDIMENTI DECRESCENTI: È un concetto che viene utilizzato spesso da Hank, per descrivere diversi aspetti della vita a cui ci si abitua. Di base è una regola non scientifica, ovvero non dimostrabile scientificamente, in cui ad un aggiunta di input non corrisponde aun pari aumento di output. Parliamone in termini che conosciamo meglio: l'abituazióne è definita come il processo inibitorio che sopprime progressivamente la risposta dell'organismo al ripresentarsi dello stimolo. E poi... La scintilla! Ciò che può cambiare il modo di vedersi, di vedere il mondo intorno a noi. Quegli eventi, a volte solo una parola, in una frase, o una sensazione, semplicissima, profonda. Il nome di una ragazza, o la sensazione di essere stati traditi, e tutto cambia (nel bene e nel male), tutto, diventa, vivo! L'esatto opposto dell'abitudine, addio zona di comfort! E qui veniamo alla parte meno divertente: ricominciano i rendimenti decrescenti... Perchè nel bene o nel male, il primo principio della dinamica delle relazioni recita che “Un corpo mantiene il proprio stato di quiete e non di moto se una forza non agisce su di esso!”. E quindi è vero che ci si abitua, ci si fa il callo e nei casi peggiori, ci si stufa...

 

4) NON ME LO POSSO PERMETTERE: A parte l'ovvia citazione a Caparezza, diverse scene di Swiss Army Man, mi hanno farro riflettere su quanto a volte non si facciano delle “cose”, solo perché si è convinti di “non potersele permettere”. Tipo essere dolci, o riflettere sulle cose. Tipo rispondere “è troppo tardi”, o ”è un problema tuo”. Tipo sentire qualcosa e rinunciare a parlarne perché è troppo difficile farci i conti. Mente Manny, privo di regole sociali e fondamentalmente ingenuo rispetto a ciò che si dovrebbe o non si dovrebbe dire o fare, bypassa queste barriere, questi limiti, quasi fosse strano essere normali. La stessa salma riflette sul senso di tornare a casa, se poi non si può fare ciò che si vuole, fantasticando poi insieme al compagno sull'idea di creare un'ecosistema a parte rispetto alla società tradizionale, composto solo da 2 persone; ma proprio in quell'istante, Hank si rende conto di essere ad un passo dalla vita “normale”. A questo punto cosa non ci si può permettere? Di isolarsi dalla collettività o di vivere una relazione strana? O forse la questione è più generale, forse non ci si può permettere di deludere gli altri, chiunque siano questi altri... E se non ci si potesse permettere di pensarle certe cose? Su questo, Hank rischia di essere ucciso. E noi, chiaramente non ci possiamo permettere di decedere a questo punto, anche perché manca ancora tutto il punto 5 e le conclusioni!

 

5) ACCAPPELLA: Un'ultima cosa, un po' più leggerina su cui riflettere è che nell'intero film, non ci sono strumenti musicali! XD Lo so, è una stupidata, ma permettiamocelo! I registi, chissà perché, scelgono di utilizzare soltanto le voci (dei protagonisti e non), per dare vita alla colonna sonora del film. Una nota (una nota... XD) è senza dubbio da porre sul tema di Jurassik Park, una citazione senza pari. Hank, appena ritrovato il corpo, cerca di riportarlo in vita, dapprima con le manovre di primo soccorso, poi stimolando i suoi sensi, facendogli leccare le dita sporche di patatine e successivamente accennando alla musica del famigerato capolavoro di Spielberg. Quando Manny, dopo aver a sua volta intonato mugugnando alcune note del brano, dice di non conoscere il film di dinosauri più famoso della storia del cinema (lo so che esiste il libro, non rompete puristi!), il suo interlocutore gli risponde con: “If you don't know Jurassic Park, you don't know shit.” (così i nostri amici “inLinguaOriginaleSonomeglisti” sono contenti) Se avete bisogno di Google traduttore per questa frase sappiate che il risultato è molto censurato...

Ad anche questa è finita! La citazione che voglio lasciarvi per questa opera è l'ultima frase del film, in cui Sara sembra realizzare ciò che sta accadendo e che è accaduto e sintetizza l'intero concetto base del pensiero dei registi, ma sopratutto degli spettatori...

Sara: “Ma che cazz...”

 

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