Io prima di te

Signore e signori, BENVENUTI alla seconda recensione filmografica dell’Ambito Psicologo!!!

La PSICOrecensione di questo mese è dedicata ad un film romantico: IO PRIMA DI TE. Questo film ci è piaciuto da morire (non voglio risatine...) e ringraziamo Patty per avercelo consigliato.

Ovviamente…

 

SPOILER ALERT!!!

 

Si consiglia di vedere il film PRIMA di intraprendere la lettura di questo articolo! In caso contrario, l'Ambito Psicologo, declina ogni responsabilità rispetto alla possibilità di beccarsi intere scene o dialoghi riportati pari pari dalla pellicola in questione. Si ricorda inoltre che riferimenti a cose, persone e fatti realmente accaduti è da ascriversi alla casualità (oltre che all'allineamento dei pianeti e all'incrocio tra gli archetipi junghiani e le profezie autoadempienti!).

 

1) Come primo punto da trattare in questa sede, sceglierei un argomento che in questo periodo mi chiama in causa personalmente, la superficialità. Nelle prime scene di questa opera, è possibile notare quanto le relazioni umane abbiano bisogno di attenzione e a volte anche di dedizione nell'ascoltare l'altro. La prima relazione in cui domina sostanzialmente una dialettica piuttosto banale è quella tra Louisa e Patrick; i due fidanzati dialogano tra di loro ma sembrano non ascoltarsi. Anche il primo approccio tra la bella OSS (quanti anziani vorrebbero averne una così?) e il suo assistito, William Traynor (e quante vorrebbero dedicare il proprio lavoro ad un allettato così?), non inizia nel migliore dei modi. Senza dubbio, in entrambe i casi, la resistenza ad accedere ad un livello profondo nella relazione è dettata dalla sofferenza che si respira anche nel contesto delle due famiglie d'appartenenza. Ben presto, però, le maschere difensive vengono meno, passando a degli scambi di diversa profondità.

 

2) Un'altro passaggio interessante è quello che coinvolge l'infermiere di Will, Nathan (che anche lui, buttalo via) e l'impacciatissima Lou. Appena giunta in casa Traynor, nel suo primo giorno lavorativo, la giovane viene istruita rispetto alle mansioni di carattere medico da seguire per il tetraplegico. Dopo una serie di prescrizioni elencate in maniera sbrigativa, il paramedico la tranquillizza “non sei qui per le questioni fisiche”, ma questa uscita confonde la signorina Clarck, che in risposta, si lascia andare a un “... E quindi perché sono qui?”. La mansione che deve svolgere, in effetti, non le è stata presentata in maniera chiara, anzi, tutt'altro. La madre del barbuto degente, di fatto la invita a scegliere insieme a lui il livello di interazione più consono, invitandola a farsi vedere come un'amica. Di fatto, anche durante il colloquio di selezione, al quale hanno partecipato molte altre ragazze prima di Louisa, è possibile individuare delle incongruenze di forma: ad una prima richiesta di performance, si contrappone un elenco di capacità tutt'altro che misurabili, come “fare il the”. Probabilmente è proprio la capacità di relazionarsi a fare da passepartout alla bella Louisa.

 

3) Un altro filo conduttore che ci accompagna per tutto il film è l'eterna lotta tra pensare a sé e pensare agli altri. Nel delicatissimo crinale che questo lungometraggio calca, quello dell'eutanasia, è estremamente significativo il ruolo dell'egoismo. Possiamo vedere questo atteggiamento usato zattera per non farsi raggiungere dalle ondate emotive che la malattia (propria o altrui) causa. Nelle prime fasi del film, William si rende odioso volontariamente. Ciò che scaturisce in noi nel metterci a contatto con quei gesti che ci colpiscono e ci provocano è tendenziamlente la rabbia per il torto subito. Detto in altre parole, alla mancanza di rispetto si reagisce citando il Marco Masini (grazie Marco!). Cos'è allora che garantisce a chi ci sta vicino di non reagire come un cinquestelle alla festa dell'Unità? Probabilmente una sensibilità di base, sviluppata nel corso del tempo e delle esperienze; l'idea che negare l'autorità dell'altro o mettere in dubbio il suo valore sono reazioni difensive che nascondono un dolore troppo grande per essere preso in considerazione costruttivamente. Qui, l'ex fidanzata di Will si è probabilmente incastrata e, forse per amor proprio, ha mollato la presa sul ragazzo aiutata dal pensiero che “Si può aiutare solo chi vuole essere veramente aiutato”.

 

4) Dopo tutti sti argomenti pesanti un po' di leggerezza! … Ci avete creduto? È la recensione di Apsi di un film sull'eutanasia, se volevate ridere potevate guardare Malgioglio al grande fratello (batti le mani, schiocca le dita...). Comunque, dicevamo, dall'altra parte, chi non cambia idea e si convince che in sei mesi farà cambiare idea a Will è Louisa. Assunta proprio con questo intento dalla madre del trentunenne, come confermato dal padre, la “badante”, parte da un progetto sano, suggeritole dalla sorella Kartina: utilizzare al meglio il tempo che le rimane con Mr. T, facendo esperienze insieme e facendolo riconquistare il sorriso. Purtroppo però, trascura completamente l'identità di William e questo le costerà molto caro. Se da un lato infatti, “ascoltare la pancia” è la sua carta vincente per sbloccare il livello emotivo profondo di scambio con lui, dall'altro, il coinvolgimento amoroso che si viene a creare a causa dei momenti vissuti insieme, fanno emergere in lei dei desideri onnipotenti che, a mio parere, spesso sono difficili da individuare anche nella pratica clinica di chi si accupa di esseri umani. È qui che viene messa in discussione la paradossale disposizione della madre sui livelli di interazione da “scegliere”. Affezionarsi ad un paziente, lo si può scegliere prima di conoscerlo?

 

5) Vivi bene, semplicemente vivi! … E giù a piangere per la quinta volta. Quest'ultimo passaggio della lettera di Will a Lou è una delle frasi più significative del film, anzi, dei film! L'indicazione sembra estremamente banale, ma non in questo contesto. Pensando alla situazione vengono i brividi: un giovane uomo, ha scritto questa frase per una ancor più giovane donna, abituata a rinunciare ai propri sogni in favore delle vicende altrui. La signorina Clarck ha rinunciato alla propria università in favore della sorella che ha un bambino e si è reiscritta al college contando solo sul suo lavoro, ha rinunciato ad essere veramente innamorata accettando una relazione in cui non viene valorizzata con un uomo che quasi non la conosce (e di sicuro non riconosce la differenza tra un regalo significativo e una pacchianata esagerata!), ha rinunciato alle proprie passioni, ai desideri e forse, anche ai propri bisogni. La scelta del testardo Traynor, ora sembra toccare anche noi, sembra dirci “Svegliati! La vita non è infinita!”, spronandoci a dare il meglio, a chiedere il meglio... Semplicemente, a vivere.

Se siete arrivati fino a qui vi meritate una CITAZIONE BONUS!!!

Bernard Clark (parde di Lou): Non puoi cambiare la natura delle persone. 

Lou: E allora, uno cosa fa? 

Bernard Clark: Le ama.

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