Quando la psicologia incontra l'arte

Riassunto della Tavola Rotonda: Follia e creatività

Bergamo, 30 maggio 2016

 

Il 30 maggio 2016, in occasione della terza tavola rotonda di “L’Ambito Psicologo”, ho avuto la possibilità di presentare quello che è stato il lavoro svolto per la stesura della mia tesi di laurea magistrale in Psicologia Clinica, dal titolo “Schizofrenia e creatività: l’arte di Tarcisio Merati”.

L’argomento, trasversale a diverse discipline, ha un doppio valore per la psicologia: clinico e sociale. Clinico perché ci permette di analizzare in modo anticonvenzionale le manifestazione psicotiche, non solo considerandone l’esistenza, ma andando a scandagliarne i contenuti. Sociale perché è un contributo per abbattere lo stigma della malattia mentale e far conoscere anche ai “non addetti ai lavori” non solo le difficoltà e i limiti, ma anche e soprattutto le risorse.

È necessario precisare che il termine “schizofrenia” (o “follia”) utilizzato sia nella tesi che durante la tavola rotonda non si riferisce alla categoria di manuali diagnostici come il DSM, poiché la classificazione o la diagnosi non erano obiettivi del mio lavoro di ricerca; si vuole invece far riferimento alle manifestazione psicopatologiche che possono essere compresi nello spettro psicotico.  

 

Il discorso sulla relazione tra schizofrenia e arte viene affrontato da numerosi autori. D’altra parte, questa connessione è evidente. Molto spesso, i più grandi maestri della letteratura o della pittura hanno convissuto con questa o con altre patologie mentali e frequentemente è proprio questa loro condizione esistenziale, espressa nelle loro opere, che dà ad esse quell'elemento unico e innovativo, difficilmente ritrovabile in altri. Durante la tavola rotonda, sono stati presentati i contributi di due dei principali autori che si sono occupati del tema: Karl Jaspers e Louis Sass.

 

Jaspers, psichiatra e filosofo, si occupa del tema nel libro “Genio e follia”, nel analizza in modo approfondito le opere di Strindberg, Swedenborg, Hölderlin e Van Gogh. In quest’opera, egli nota la diversità di manifestazioni che sono racchiuse nel termine “schizofrenia” e anche la rarità di malati che possiedono una sensibilità artistica e un reale talento. Nonostante ciò, è spesso presente in queste persone una certa sensibilità nella visione del mondo e delle sue problematiche. Spesso è proprio la schizofrenia che permette la manifestazione di determinate esperienze che non sarebbero altrimenti emerse. La schizofrenia, infatti, permette di abitare quella dimensione frantumata dell’essere che precede le regole e l’ordine della ragione. La malattia mentale, secondo l’autore, consente l’emergere di forze che prima erano probabilmente inibite, sia a livello inconscio sia a causa della restrizione culturale e sociale nel quale l’individuo era immerso. Con la malattia questi elementi perdono la loro influenza. Per questo motivo, spesso le opere degli schizofrenici hanno diversi elementi in comune con il sogno, il mito e la psiche infantile. Jaspers, inoltre, spiega che esaminare unicamente le opere di questi personaggi non ci permette di comprenderle, devono essere considerate in stretta connessione con la vita e la personalità dell’autore. Le opere ci permettono di aprire nuove prospettive nella considerazione e nel tentativo di comprensione del mondo schizofrenico, ci permettono di avvicinarci ad un mondo che il malato non può mostrarci direttamente.

 

Sass, invece, analizza nel libro “Follia e modernità” la stretta connessione tra follia e pensiero moderno: in una si possono ritrovare i caratteri dell’altra e viceversa. Secondo Sass, la schizofrenia non è l’espressione di un decadimento delle facoltà mentali, ma di una iper-riflessività. Lo schizofrenico non perde le sue capacità cognitive con il progredire della malattia, ma assume la capacità di una nuova visione estetica e complessa del mondo.

 

Nella seconda parte della tavola rotonda, è stato presentato il caso clinico di Tarcisio Merati, elemento centrale del progetto di ricerca della mia tesi di laurea. Merati è stato uno dei massimi esponenti dell’art brut (o arte spontanea) in Italia. Grazie allo studio della sua vita e delle sue opere mi è stato possibile indagare questo legame tra schizofrenia e creatività. Si può dire che Tarcisio abbia vissuto tutta la sua vita ricoverato in una struttura psichiatrica, diagnosticato come schizofrenico fin dal primo esordio psicotico all'età di 25 anni. Ciò mi ha permesso di analizzare anche il contesto psichiatrico e i cambiamenti che hanno caratterizzato quel periodo (intorno agli anni ’70): il passaggio da terapie di contenimento al nuovo paradigma che culminerà con la riforma della Legge Basaglia.

Tarcisio non era solo un pittore, si sperimentava anche con la musica. Inoltre anche l’utilizzo del linguaggio è degno di nota, sia per quanto riguarda l’espressione orale, che ha un carattere simbolico e  infantile, ma anche per i tentativi di produzione scritta, con componimenti dalle sonorità onomatopeiche che ricordano la poesia futurista. Lo studio della biografia e della produzione artistica di Merati mi ha permesso di riconoscere quanto la possibilità di un’espressività creativa grazie ai tentativi sopra citati (pittura, musica, scrittura) sia stata per Tarcisio un elemento fondamentale poiché gli ha permesso di “uscire” dall'incomunicabilità dei suoi deliri e delle sue bizzarrie e di tentare una nuova modalità di relazione.

 

BIBLIOGRAFIA

Barbetta, P. (2012). Follia e creazione. Il caso clinico come esperienza letteraria. Milano: Mimesis.

Jaspers, K. (2001). Genio e follia. Milano: Raffaello Cortina Editore.

Sass, L. A. (2013). Follia e modernità. La pazzia alla luce dell'arte, della letteratura e del pensiero moderno. Milano: Raffaello Cortina Editore.

 

ANNALISA BONAITI 

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Commenti: 3
  • #1

    Sabrina (martedì, 21 giugno 2016 22:05)

    Davvero molto affascinante!

  • #2

    Alessia (martedì, 21 giugno 2016 22:08)

    Sono venuta ad ascoltarti Annalisa e questa recensione riflette la passione che hai trasmesso con la tua tavola rotonda. È davvero bellissimo ragionare sul rapporto tra arte e psicologia. Io ho fatto un lavoro di tesi sperimentale sul rapporto tra la creatività artistica e la Malattia di Parkinson. Chissà se una sera riusciremo ad organizzare una tavola rotonda più ampia coinvolgendo più campi della psicologia e dell'arte.

  • #3

    Annalisa (martedì, 28 giugno 2016 22:48)

    Sarebbe davvero interessante Alessia! Potremmo affrontare l'argomento sotto vari punti di vista e coinvolgendo settori inaspettati. Pensiamoci per una futura tavola rotonda.