APsi incontra.. la Ricerca

incontro del 5 Dicembre 2016 presso l'Università di Bergamo

 

Presso la Sala Conferenze della sede di Sant’Agostino dell’Università degli Studi di Bergamo abbiamo ospitato due piacevoli e giovani professioniste che, ognuna a modo proprio, ha trovato la propria strada nell’ambito della ricerca. 
Emanuela Marini è dottoranda in scienze della formazione e della comunicazione presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca dove si occupa di psicologia del benessere; Sara Pontoglio lavora invece presso la Federazione Trentina Pro Loco e Consorzi. 
Salta subito all’occhio la marcata diversità dei due percorsi.
Innanzitutto dal punto di vista dei contenuti: Emanuela è interessata alla psicologia del benessere, un ambito nuovo centrato sulla promozione della salute attraverso la ricerca e la valorizzazione delle risorse dell’individuo, mentre Sara ci confessa il suo colpo di fulmine con la psicologia del lavoro; già da questo si evince che la ricerca in psicologia non riguarda solo i laboratori, le scosse elettrice e gli scimpanzé, bensì si colloca trasversalmente e tocca vari ambiti semantici della vita umana. 
La seconda cosa che le nostre giovani relatrici testimoniano è che la ricerca non è presente solo in ambito accademico, all’interno delle università e dei dottorati, bensì è possibile, con impegno, ingegno e creatività, partecipare a bandi elargiti dalle Regioni o da privati che richiedono un progetto. Sara, ad esempio, ha seguito un percorso piuttosto inusuale quando ha deciso di rispondere ad un bando di ricerca delle pro-loco trentine; nonostante fosse acerba rispetto al settore turistico di una zona che non era la sua terra madre, ha saputo adattarsi ad una nuova realtà e non solo, l’ha analizzata apportando ad essa un beneficio con le sue ricerche.
Emanuela invece ci ha parlato di un dottorato che la appassiona molto e, visto che non è sempre chiaro cosa sia nell’effettivo un dottorato di ricerca, ha risposto ad un sacco di domande. Innanzitutto essere un dottorando non significa passare le ore in ufficio o su SPSS; gran parte del suo lavoro infatti si svolge in ospedale, con i bambini o a contatto con realtà complesse, e probabilmente questo aiuta a stemperare la realtà fredda delle analisi dati. In secondo luogo un dottorato può essere un’interessante opzione lavorativa per un neolaureato che si affaccia al mondo del lavoro: pensate infatti che vincere un dottorato di ricerca equivale ad avere tre anni di stipendio assicurato, che si aggira mediamente attorno ai 1.000€ mensili. Insomma, noi un pensierino ce lo faremmo! Oltretutto, molto spesso questi ricercatori hanno l’opportunità di studiare all’estero per un semestre o più e ancor più spesso partecipano a pubblicazioni scientifiche che fanno curriculum. 
Anche Emanuela, così come molti studenti di psicologia, non immaginava il dottorato di ricerca nel suo futuro e ci confessa di averlo sempre visto come un qualcosa di lontano e astratto e si è avvicinata a questo ambito su consiglio della docente con la quale stava lavorando per la tesi. Nella realtà dei fatti si tratta di una splendida occasione per approfondire un ambito di studio, imparare ad interpretare i dati numerici e trasformarli in qualcosa di spendibile per tutti, iniziare a diffondere il proprio nome magari accanto a quello di qualche studioso già conosciuto. 
Insomma, se dovessimo riassumere in punti ciò che di questo incontro può essere utile ad uno studente triennale o magistrale di psicologia, diremmo: 

  • la ricerca in psicologia si colloca trasversalmente a molti ambiti di studio e non è un lavoro freddo o noioso poiché il più delle volte obbliga il ricercatore ad entrare in contatto con realtà interessanti e complesse quali gli ospedali, le aziende turistiche, ma anche pazienti affetti da una certa patologia;
  • fare ricerca non significa per forza di cose lavorare sempre e solo all'interno dell’università; Comuni e Regioni, così come aziende private quali consorzi e banche, talvolta pubblicano bandi nei quali si richiede di presentare un progetto che, se ben fatto, potrà essere finanziato. Certo, questo non significa che si possano presentare dei pacchetti di progetti pre-impostati poiché è indispensabile saper analizzare in maniera approfondita esigenze, lacune e risorse della realtà di destinazione: solo così la risposta potrà incontrare la domanda;
  • il dottorato di ricerca in università è un’opportunità di lavoro sicuro, con un ritorno in termini di retribuzione e di pubblicazioni scientifiche. È molto importante (anche se non è l’unica opzione ) che chi ha intenzione di percorrere questa strada adotti un atteggiamento di progettualità durante il percorso di studi: molto spesso infatti, si accede ad un dottorato per continuare la ricerca iniziata per la tesi magistrale, dopo aver dimostrato di saperci fare e di avere passione e interesse per quell’ambito. Ecco perché è consigliabile avere le idee chiare e non scegliere un relatore e una tesi a caso.

 

  

SABRINA VERZELETTI 

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